Di un adenoma del fegato / pel dott. Antonio Lius.

  • Lius, Antonio.
Date:
[1886]
Catalogue details

Licence: Public Domain Mark

Credit: Di un adenoma del fegato / pel dott. Antonio Lius. Source: Wellcome Collection.

Provider: This material has been provided by The Royal College of Surgeons of England. The original may be consulted at The Royal College of Surgeons of England.

    5/10 (page 3)
    distinta relazione del tumore coll’apparato genitale. Mediante l’esplora- zione rettale si trova il catino libero da masse neoplasticlie, ma non si riesce a toccare le ovaie. Gli altri organi, normali. La diagnosi era dunque molto difficile. Un neoplasma del ventricolo dovevasi assolutamente escludere e per la posizione e per la forma, e perchè rammalala non avea alcun disturbo gastrico. Così pure non si potea pensare al fegato, perchè il tumore non si muoveva duianle la respirazione, ed appariva separato dal fegato mediante una zona abba- stanza larga di suono timpanico. Escluseerano pure le neoformazioni renali e naturalmente le spleniche. Era quindi probabile si trattasse di un tumore sorgente daU’omento, ma non si potea negare la possibilità che partisse dall’ovaia destra e fosse una cisti a grosse pareti e contenuto assai denso, la quale sviluppatasi nel piccolo bacino coll’aumentar di volume avesse a poco a poco abban- donato la sua sede primitiva. E per una cisti parlava anche la forma sferica, la superficie del tutto liscia, la posizione e la presenza dell’altro piccolo tumore il quale era indubbiamente di natura cistica, come quello che presentava fluttuazione distintissima. 11 non aver potuto trovar le ovaie all’esplorazione rettale era anche una circostanza favorevole alla diagnosi di cisti ovarica, ma non di gran peso, giacché essendo l’utero assai atrofico si avrebbe anche potuto pensare che le ovaie condividendone la sorte si fossero sottratte per la loro piccolezza alla palpazione rettale. Varie circostanze parlavano adunque per una cisti ovariale, e in vista di ciò e della possibilità di liberare la donna dalle sue sofferenze mediante un atto operativo, si decise, ottenuto l’assenso dell’inferma, di procedere ad una laparotomia. L’operazione venne eseguita il giorno 15 gennaio. Lavato e disinfettato il campo operativo come al solito, ed evacuata la vescica, si narcotizzò la malata mediante inalazioni di cloroformio, previa iniezione ipodermica di due centigrammi di morfina. S’incise il tegumento addominale nella linea mediana con un taglio che, cominciando sotto rombellico, terminava due dita trasverse sopra la sinfisi, e procedendo cautamente si cominciò a dividere i vari strati della parete addominale, quando ad un taglio fatto nella parte superiore dell’incisione, notossi un forte sgorgo di sangue venoso, in quantità tale che non potea provenire da uno dei piccoli vasi della parete. Evidente- mente erasi leso il tumore e l’emorragia proveniva dall’interno di questo. L’incidente deve attribuirsi alla sottigliezza delle pareti addominali che